From ITALY to CANARY ISLANDS

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lunedì 15 agosto 2016

Fuerteventura - Oasi fra le onde

Ore 8 del mattino qui alle Isole Canarie, le 9 per chi vive e magari ci legge dalla terra ferma del vecchio continente.
Siamo svegli da parecchio al fine di riuscire a prendere il traghetto, dal quale scrivo, che ci aiuterà a galleggiare su questo oceano sino all'isola finale del nostro viaggio, ovvero Gran Canaria.
Un cielo plumbeo ci ha rinfrescato gli occhi mentre percorrevamo, qualche ora fa, quella ventina di chilometri sino al porto di partenza.
Un ponte della nave scivoloso come il sapone ha reso tecnica la salita nelle viscere del traghetto, ma ora siamo qui, pronti a salpare.
Il mare non pare aver molta voglia di mostrare la componente calma di se, le onde sbattono violentemente contro le pareti di questo ammasso di lamiere e ferro.
Gisella, dal canto suo, non pare gradire molto il fatto di dover ciondolare come una lancetta di un pendolo al fine di controbattere il rollio della nave.
Sarà per questo, spero, che ho le sue unghie conficcate nel polso,della mano destra, e per questo spero che eventuali errori di scrittura mi vengano perdonati.
Sono le 8.05 quando scorgiamo il tipico movimento di una nave che si stacca dalla costa. Quando gli occhi vedono ciò che non vorrebbero vedere quasi se, pur consci di dover partire, vorresti restare.
La nave salpa, la schiuma che le eliche generano schiarisce il blu scuro del mare incazzato di stamane e creano, poco a poco, un inevitabile distacco con la terra ferma.
Guardiamo quest'isola, questa nostra casa per soli quattro giorni, ma tanti sono bastati per farci salire la voglia di viverne un quinto e poi un altro ancora.
Ma partire d'altronde è la miglior via per nutrire il desiderio di tornare, per questo forse, noi non ci fermiamo mai.
Ciò che sino a qualche istante prima ci pareva un mondo, ora metro dopo metro, si fa sempre più piccino. I limiti del mondo di Fuerteventura si delineano da est a ovest, lasciandosi osservare, lasciando percepire la loro infinita vulnerabilità in questo mare che, è lo percepisco dall'affondare delle unghie di Gisella, sale di tono e di intensità. 
Fuerteventura, un mondo che ci ha portato lontano senza mai perdere la sua identità ma lasciandoci ricordare luoghi la dove, il cuore o una parte di esso, lo abbiamo comunque lasciato.
Quando arrivi a Corralejo ti accoglie un mare di sabbia, un susseguirsi di dune crea continuità con le onde del mare ma creando una immagini quasi immobile.
Il vento le spettina, lasciando che il suo immobilismo sia vero solo lo si guarda con gli occhi di chi non osserva.
Loro si muovono, lentamente ma senza sosta si spostano. Come noi, che non lasciamo mai agli occhi la libertà di innamorarsi ma facciamo si che sia il cuore a spingerci oltre e agli occhi imponiamo di fare ciò che al loro ruolo compete, osservare, fotografare, immagazzinare nella parte del cervello dedicato alle emozioni.
Le strade scivolano verso l'interno, saltando dalla costa est alla costa ovest, accarezzando mille scogliere a picco sul mare, dove l'aria intrisa di sale annebbia le visiere dei caschi sino ad obbligarci a tappe forzate per ripulirle con un po di acqua.
Viaggiare in moto significa essere parte di ciò che respiri molto più che con altri mezzi, dove permanendo dentro un abitacolo, apparentemente non fa caldo, non c'è sabbia, non c'è vento.
Non sempre il vivere questi aspetti può essere definita una cosa positiva, anzi generalmente se fa caldo, tu lo senti tutto, se c'è sabbia nell'aria tu te la mastichi tutta, se c'è vento ti senti come un panno steso all'albero maestro di un veliero, non parliamo poi delle puzze.....per quelle non basterebbe un intero post per descrivere i vari tipi di "aromi" più o meno naturali che abbiamo respirato in questi anni.
Viaggiare in moto però significa anche fermarsi sul ciglio di una strada arsa dal sole, cercare sul fondo della bottiglietta di acqua che conservi fedelmente nel bauletto per cercare sollievo dal caldo, decidere di sacrificarla per pulire le visiere e mentre sei dibattuto sul fare o non fare questo atto di altruismo verso il tuo casco, girarti e notare che sei in un luogo che toglie il fiato tanto è bello.
Stare in silenzio guardando le palme che oppongono resistenza al vento lasciandosi solo al limite spettinare un po.
Quando hai terminato con le operazioni di pulizia, ti accorgi di essere stato il quel luogo più di due ore, a fare nulla, apparentemente a fare nulla, in realtà quelle due ore saranno con buone probabilità uno dei pochi frammenti di un viaggio che, a distanza di anni, cercherai di ricordare.
Fuerteventura, una terra che si snoda da nord verso sud, stringendosi su se stessa in un istmo sabbioso e fortemente ventoso.
Un luogo dove riesci ad avere escursioni termiche anche di 10 gradì semplicemente spostandoti dalla costa est alla costa ovest.
Un luogo piccino ma grande, come ogni cosa bella in realtà è.
Un luogo nel quale la natura ha incastonato mille emozioni e la storia vi ha portato mille culture.
Dalla poltrona sulla quale sono seduto su questo traghetto, guardo lontano laggiù dove la scia della nave spinge il mio sguardo a cercare e ricordare.
Del nostro mondo di Fuerteventura, con le sue valli dorate, le strade incastonate nella roccia, le dune ventose ed le scogliere millenarie, ormai non resta che una piccola ombra sopra la linea dell'orizzonte.
Ma questo è solo ciò che si vede e che fra pochi istanti scomparirà per sempre.
È a ciò che non si vede o che spesso trascuriamo, che dobbiamo appenderci per continuare ad essere vivi, per cercare sempre di trovare la voglia, l'emozione e la determinazione di non mollare mai.
È come quel mondo, quello di Fuerteventura, enorme e meraviglioso sino a quando lo abbiamo vissuto ora invece divenuto null'altro che un puntino di mare, tanto piccolo da non riuscire più a scorgerlo.
È per queste emozioni che viviamo, per essere sempre un po bambini, per credere che ci sia ancora un mondo fatto sogni, un mondo dove sali su una nave, il mare ti scuote, fa paura. 
Tu chiudi gli occhi e ad un tratto, ormai in preda dalla disperazione, apri gli occhi pensando sia l'ultima cosa che farai ed invece....scopri dinnanzi a te un qualcosa.....un Oasi nel mare !!

Puoi aprire gli occhi Gisella e togliere le tue unghie dal mio polso.
Il viaggio di due ore è terminato, siamo arrivato a Gran Canaria,
Un altra isola, un altro mondo, un altra oasi.







2 commenti:

Anonimo ha detto...

Prova invio commento

Anonimo ha detto...

Che emozione sempre..vi seguiamo,anche se lasciare un commento è difficile,chiudiamo gli occhi e speriamo che arriverà questa volta..un abbraccio da Daniele e Sandrine