From ITALY to CANARY ISLANDS

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venerdì 5 agosto 2016

Null'altro se non un attimo di riposo

GUna vecchia sedia in legno, erosa dal vento e dal sole, è tutto ciò che che abbiamo su questa terrazza di una casa di pescatori affacciata sulle onde dell'oceano.
Quando abbiamo visto questo luogo, questa semplice e spartana abitazione, posta sul lato non abitato della scogliera di Porto Covo, abbiamo compreso che la mancanza di un vero letto, la semplicità dei suoi ambienti e l'assenza di ogni tipo di confort, sarebbero svaniti al solo pensiero di poter stare seduti qui, dove siamo ora, con l'oceano ed il suo frastornante respiro dinnanzi i nostri occhi.
Portogallo, Porto Covo, 
Una sera come tante per chi ha la fortuna di vivere questi luoghi ogni giorno.
Una sera importante per chi come noi arriva da lontano, coperto di polvere e sudore,per chi come noi si porta dietro lo stress di una vita densa di appuntamenti, di calendari, di riunioni e di parole.
Parole che sanno di nulla, ora che il solo rumore che si ode è quello di un mare che da millenni parla, ci parla  e, seppur invano, cerca di dirci quanto siamo piccoli e fragili, quanto il nostro modo di vivere frenetico, alla ricerca di un qualcosa che di giorno in giorno cambia, sia il modo più assurdo di trascorrere le nostre brevi vite.
Basta stare qui, seduti dove ora noi ci troviamo, per rendersi conto che il canto dei grilli, l'urlo delle onde sugli scogli, ed il vento che insinuandosi nelle fessure delle rocce lavorate dalla natura nei secoli, sono ciò che resterà anche dopo di noi.
Il resto, le nostre paure, i nostri sogni e noi  stessi, svaniremo, voleremo altrove e nessuno, tantomeno la natura di noi avrà ricordi.
Chissà quante persone prima di me si sono sedute su questa sedia e hanno cercato di intrappolare quegli istanti, rendendoli unici nel loro essere, urlando contro il vento la loro forza, cercando magari di accecare il sole grazie alla luce della quale crediamo di brillare, eppure.....eppure non siamo nulla di fronte ad un così imponente richiamo della natura, non siamo che uno strumento in grado di pensare, di pensare e cercare di trasmettere questi pensieri, forse maldestramente, ma sicuramente con la forza del cuore e grazie anche alla fluidità che questi luoghi ispirano nello scrivere un post serale.
Abbiamo viaggiato tanto in questi soli sei giorni, passando dalle montagne dei Pirenei, per poi muoverci sulla costa nord della Spagna. 
Siamo entrati in Portogallo scendendo gradatamente verso sud. Abbiamo cercato emozioni la dove altri le avevano trovate e siamo rimasti delusi.
Abbiamo quindi deciso di fare ciò che ci riesce meglio, seguire noi stessi ancor prima che noi stessi seguano altro.
Ci siamo spostati verso ovest, sulla costa Atlantica, e continuando a scendere ci siamo imbattuti, davvero quasi per caso, in un luogo che unisce la sofferenza delle persone alla ricerca di una fede tanto profonda quanto apparentemente scenica. Si, ci siamo fermati a Fatima, la dove si narra che Maria sia apparsa a tre persone.
Contrariamente a molti altri luoghi sacri, ho sentito e visto quanto la sofferenza e forse la disperazione, ci spingano a credere, credere in un qualcosa, forse lontano dai miei occhi, credere talmente da prostrarsi in ginocchio e percorrere centinaia di metri in ginocchio sotto un sole cocente.
Sarei uno stolto se giudicassi dall'alto della mia fortunata, ma solo temporaneamente, situazione fisica.
Soffrire può essere una scelta, smettere di soffrire certo no.
Osservare quelle persone muoversi stringendo i denti, strisciando su se stessi, cercando di dare un senso di gioia ad ogni passo sofferente fatto, credo sia stata per me un grande esempio, una dimostrazione di come dovremmo sempre, e ripeto sempre, vivere al cento per cento ciò che abbiamo perché  da qui ad un attimo, potrebbe solo essere storia, un semplice ricordo, o forse neppure quello.
Continuiamo a scendere, e per noi moto viaggiatori, un luogo,simbolo di un viaggio,è rappresentato dal raggiungimento incondizionato di un luogo geograficamente estremo.
Il punto più a nord lo avevamo già raggiunto più volte anni or sono, e se ne avremo la forza ed il tempo non escludo di tornarvi ancora.
Ci sono molti luoghi simbolici, oltre al punto più a sud, i vari tropici, l'equatore, ecc ecc.
Il punto più a ovest del continente europeo di terra ferma ci mancava. 
Per questa stamattina di buon ora, puntiamo dritti verso Cabo de Roca, uno sperone di roccia a strapiombo sul mare, un aria densa di salsedine, un gran sensazione di voler andare oltre, conquistare ancora un metro di quei soli 4000 km che da quel punto distano dalle Americhe.
Vorrei farlo quel passo, invidio i gabbiani che si alzano in volo e senza limiti, senza problematiche di visti o passaporti, se solo lo desiderano spiccano il volo e vanno lontano, laggiù dove non c'è nessuno, dove non è appararire la cosa più importante bensì essere.
Lo osservo quel gabbiano, il quale con le sue ali bianche color neve e l'estremità di color nero, si alza in volo, sfrutta le correnti di aria che infrangendosi sulla scogliera ne aiutano il risalire.
Sale in alto, è da lì parte verso il suo futuro, fatto di infinto, fatto di orizzonti e colori intensi.
Così come intensi erano i colori dei capelli di quella donna seduta non lontano da noi sugli scogli.
Lei spalle al mare, smartphone nella mano destra mentre con la sinistra laboriosamente si sistemava i capelli.
Ad un tratto si apre lo scenario sulla mimica facciale tipica di chi sta per scattarsi una foto, o meglio dire ai nostri tempi, di chi sta per farsi un selfie.
Le labbra si gonfiano stringendosi fra loro sino a sembrare il culo di una gallina.
Gli occhi diventano istantaneamente sensuali, con quello destro leggermente più chiuso quasi a farsi un occhiolino da sola. La mano sinistra penetra i capelli, così da creare l'effetto spettinato sexi anch'esso.
E via con il servizio auto fotografico.
Una, due, tre, infinite pose, senza mai guardare lo spettacolo,della natura salvo averla come sfondo del suo faccione super truccato.
Un attimo dopo la vedo china su se stessa, impegnata a postare le sue foto su Facebook .....
Fra me e me penso, che forse per molti di noi l'unica reale ragione di un viaggio sta nel poter dire di aver fatto un viaggio.
Per pochi invece, sta nel metabolizzare quel viaggio, renderlo nostro, talmente tanto da non avere quasi il desiderio di raccontarlo ad altri.
Io, faccio parti di questi ultimi.
Portogallo, costa Atlantica del sud.
Domani lasceremo questo meraviglioso paese che, sia per le persone sia per i luoghi, ci ha dato tanto.
Rientreremo in Spagna da dove sabato ci imbarcheremo tutti e tre, Gisella la moto ed io, alla volta della prima delle Isole Canarie.
Portogallo, un luogo che ci resterà dentro, un luogo che abbiamo cercato di vivere, un luogo che vive di sole.
Lo stesso sole che, a meno che tu non sia impegnato in un selfie, vedrai scomparire rapidamente dietro un orizzonte infinito.
Quasi da tristezza vederlo andare via.
A meno di pensare che poi alla fine null'altro è se non un attimo di riposo che il giorno si prende prima di splendere ancora per chi, come noi lo vorrà vivere.







1 commento:

Anonimo ha detto...

Non so se questo commento andrà a buon fine,noi scriviamo,poi,non vengono pubblicati...siamo con voi,dalla partenza,anzi,da quando vi abbiamo conosciuti,e ci siete entrati nel cuore..leggerti, caro fratello,è come essere seduti sulla vostra moto, si sente il profumo dell'aria,si vede la pace dei paesaggi, si percepisce la passione..siete fantastici..caro Gianni..non so se devo firmare, basterebbe dire Ciao Gobbo? Vi vogliamo bene. Sandrine e Daniele (soerando che questo commento,questa volta,andrà a buon fine)