From ITALY to CANARY ISLANDS

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mercoledì 17 agosto 2016

Gran Canaria - El Roque Nublo, il nostro essere ricchi

Fatico un po stasera a scrivere questo post.
Sicuramente dipenderà dall'essere a poche ore dal traghetto che ci riporterà sul continente, in quel sud della Spagna da dove poi viaggieremo verso casa.
Dipenderà anche forse dal fatto di avere un po le idee confuse riguardo questo luogo.
A pelle, ancor prima della partenza, era delle tre isole prescelte quella che ci attraeva di meno, infatti per Gran Canaria avevamo destinato solo tre giorni contro i quattro delle due isole precedenti.
Forse non ci sbagliavamo, nonostante vi siano angoli di questo mondo che valgono la pena essere vissuti.
Altri invece mi fanno rabbrividire e fuggire.
Non ho ovviamente la pretesa di scrivere pensando che queste parole siano la regola.
Bensì parto proprio dal presupposto di trasferire una opinione, la mia opinione, e di conseguenza opinabile.
Parto,anche dalla certezza che questo blog è il nostro blog, e pertanto avrò ben la libertà di dire ciò che penso ?
La mia regola si ripete, purtroppo, davvero a malincuore, mi ripeto.
La dove l'uomo si è impadronito degli spazi che la natura aveva reso splendidi, lo ha fatto solo a scopo di lucro e con una indelicatezza che nemmeno una eruzione vulcanica sarebbe in grado di fare.
Sud di Gran Canarie, le montagne del centro scompaiono lasciando lo spazio alle dune di Maspalomas. Dune di sabbia, spiaggie talmente ampie che paiono dei piccoli deserti interrotti solo dal mare.
Vorremmo fare una foto, davvero lo vorremmo, ma l'insieme di tonnellate di cemento incastonate a formare alveari umani dove stipare migliaia di turisti sdraiati sui lettini a bordo piscina, ignari forse persino che a pochi metri alle loro spalle vi sarebbe un mare, un oceano, dai mille colori, dalle mille forme di vita, tutto questo ci fa rabbrividire.
Al mare ci arriviamo solo perché, forse grazie all'attitudine delle tartarughe marine appena nate, sentiamo inconsciamente e riconosciamo ingenuamente la direzione di esso.
Ma dire che lo si possa vedere o fotografare è tutt'altra cosa.
Prendiamo una strada che porta verso l'alto, la dove forse potremo vedere cosa sia davvero la spiaggia dorata di Maspalomas.
Parcheggio la moto, scendo togliendomi il casco, l'aria cocente mi riempie i polmoni e gli occhi.
Ma sopratutto ciò che mi fa pensare è vedere orde di esseri umani, ammucchiati o forse avvinghiati  l'uno all'altro.
Quel luogo ci ha provato, ci ha messo nelle condizioni di assaporare una volta ancora quanto sia bello il nulla, senza ombrelloni, senza alberghi, senza cemento, senza tutte quelle cose che fanno parte di un mondo moderno nel quale sempre più a fatica riesco a vivere.
Quel nulla che cerchiamo da sempre e talvolta abbiamo trovato.
Quel nulla che forse esiste anche qui, magari non la dove puoi arrivare sino alla sdraio in auto senza faticare.
Quel nulla che magari ti devi conquistare faticando ed un po rischiando.
Ma è proprio grazie a quel l'insieme di niente, quello per il quale tanta gente ci chiede come faccia a piacerci un luogo dove non esiste null'altro se non noi e gli elementi della natura, è proprio per questo senso di pienezza data dalla solitudine del poco che ci sentiamo anche solo per pochi istanti...ricchi.
Scappiamo via, fuggiamo a più non posso da quel luogo che se solo fossi un vulcano riempirei di lava.
Scappiamo e saliamo in alto, puntando verso il centro dell'isola la dove mille strade si intersecano fa loro disegnando una stella attorno ad un luogo simbolo di Gran Canaria, il Roque Nublo
Imbocchiamo la strada che porta a La Aldea, un taglio nella roccia a picco sul mare, un serpente di curve che per 356 volte in appena trenta chilometri ti costringe a far puntare con la ruota anteriore il vuoto prima di afferrare il manubrio e ruotare nuovamente dal lato opposto.
Trecentocinquantasei curve, tutte d'un fiato senza parlare, cercando di dividere lo sguardo fra ciò che vorresti guardare, ovvero le scogliere, il mare, i giochi che il vento genera, e la strada stessa, che a detta di molti isolani ha provocato molte vittime fra i motociclisti.
Saliamo ancora, sino lassù a quasi 1900 metri sul livello del mare.
La dove le montagne attorno a noi, costruite con maestria da una natura vulcanica ed irrequieta come me, sanno di buono, sanno di luce, sanno di vita pur essendoci quel nulla che, migliaia di corpi arrossati e cotti dal sole laggiù in basso, per fortuna non apprezzano.
Un modo che cambia, che ora ci piace, ci fa stare bene e ci ruba gli occhi.
Il vento soffia le nuvole lontano e da lassù, il Roque Nublo, ovvero uno sperone di roccia vulcanica che pare ancora incandescente, si alza verso un cielo libero da suoni, da rumori, da musiche e da voci.
C'è solo lui a far casino, ma a noi quel tipo di casino piace, ed è lì che rimaniamo per ore, ma sopratutto è lì che torniamo nei giorni a seguire.
Quelle 356 curve, le abbiamo ripetute quattro volte, ma non solo per la bellezza di quella strada, bensì per staccarci, in modo metaforico, da un mondo terrestre e salire la dove un dito di roccia si erge alla ricerca di una pace che sulle dune non troverebbe.
Domani si riparte, di buon ora salperemo da questo luogo e, per somma gioia di Gisella, navigheremo per 36 ore consecutive, raggiungendo nuovamente la città di Huelva nel sud della Spagna.
Da lì, rotoleremo sino a casa, cercando di filtrare ogni singolo istante di questo viaggio come un setaccio cerca le pagliuzze d'oro fra tonnellate di inutile roccia.
Noi filtreremo i nostri pensieri, le nostre emozioni e con quelle scriveremo l'ultimo post per chi, come spero tanti di voi, avranno il desiderio di leggerlo fra qualche giorno.
C'è un posto, magari remoto, magari ostico da raggiungere, un luogo che ti porta via lontano.
Un luogo per molti insignificante, per tanti solo scomodo e privo di attrattive, per tutti quelli che ho visto a Maspalomas un luogo che neppure esiste.
Vi prego, continuate a ritenerlo tale, così che altri come noi che invece cercano il nulla perché nel nulla trovano l'oro, possano ancora trovarlo.







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