From ITALY to CANARY ISLANDS

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lunedì 8 agosto 2016

Lanzarote - La dama ed il suo pirata

Le fragili ma acuminate scaglie di lava vulcanica scricchiolano sotto le ruote della moto mentre, lentamente e distrattamente, percorriamo i primi metri di quest'isola.
Scoprire un luogo nuovo, allungare lo sguardo cercando di memorizzare per sempre ogni singola emozione, cercare quel fotogramma visivo per aiutare la mente a comprendere dove il corpo in realtà si trovi, forse è ciò che facciamo un po' tutti quando arriviamo in un posto mai visto prima.
Un po' come credo sia accaduto secoli or sono, ed io lo immagino così:
" capitano, scorgo delle nubi che avvolgono una terra nera come l'inchiostro. Disse il mozzo appollaiato sulla prua di una nave in legno.
Il capitano, con il volto arso dal sole si avvicina al parapetto della nave, guarda lontano, cercando di penetrare la morbida nebbia che l'umidità del mare crea sulla sommità delle montagne e dei vulcani di una terra che emerge dalle acque.
Ordina all'equipaggio di prepararsi allo sbarco.
Questi quando scendono trovano spiaggia nere come la pece, montagne che si ergono dal mare e vulcani con le loro bocche aperte come mille canarini affamati.
Il capitano afferra per mano la sua compagna e cingendola ai fianchi le si avvicina all'orecchio e sussurra: 
mia cara, qualsiasi cosa vedrai ora, qualsiasi cosa sentirai su questa terra, non sarà nulla di già conosciuto, sarà la natura che ci parla, sarà lei che con la sua forza e la sua immensa capacità artistica ha creato, ha plasmato, ha saputo rendere talmente bella che l'uomo, per bravo che esso sia, potrà solo cercare di rappresentare, magari su una tela, magari in un racconto, ma mai è davvero mai, nessuno saprà fare di più di quanto già non sia stato fatto.
Inoltre mia cara, la bellezza di ciò che vedrai, sta nel fatto che ogni giorno sarà differente, ogni giorno più affascinante ed ogni istante che passerai con gli occhi chiusi avrai perso un momento importante della vita di un mondo che non smetterà di stupire ne te, tantomeno chi fra secoli come te, su quest'isola sbarchera'"
I secoli passano, e non saremo stati i primi ma sicuramente i primi a ricordare i nostri amici antenati, anche Gisella ed io su quest'isola siamo arrivati.
Un po come loro, anche noi da una nave, anche noi con gli occhi che cercano lontano immagini da fissare per sempre nei nostri cuori.
La moto scende dalla rampa sdrucciolevole del traghetto che, per 26 ore infinite ci ha cullati nell'oceano Atlantico all'altezza del Marocco.
Non sappiamo molto di questo luogo, tolto ciò che abbiamo letto sulle guide turistiche.
Ma noi non siamo o speriamo di non essere dei semplici turisti.
Al contrario, vorremmo essere in grado di vivere ciò che vediamo e non far si che ciò che ci circonda si avvicini al nostro modo di vivere, che poi è ciò che cerca il turista tipo.
Per questo abbiamo preso casa in un piccolo villaggio di pescatori posto a sud ovest della capitale Arrecife.
Per questo non ci curiamo del sudore che ci pervade e lasciamo che la polvere vulcanica si accumuli su di noi nel viaggiare per ore sulle strade a strapiombo sul mare.
Per questo non commentiamo, non parliamo, non urliamo.
Per questi motivi, che pur banali possano essere, arrivare a sera di un giorno qualunque, tanto ci fa ricordare la dama ed il capitano, forse un pirata, i quali sapevano di essere la dove un sogno li avrebbe portati.
Siamo qui, a Lanzarote, un primo giorno di un viaggio troppo breve per non essere vissuto in ogni suo istante, assaporando anche i secondi più piccoli ed insignificanti.
Siamo sulle strade polverose di un mondo creato dalla natura, un mondo che è stupendo anche grazie all'uomo.
Un uomo che ha il grande merito di aver lasciato intonso ciò che la natura aveva creato.
Forse noi uomini,  dovremmo cercare di fare molto di meno per ottenere molto di più.
Siamo dentro la lava che, spinta dal centro della terra con infinita energia, sale sino a noi e modella il nostro mondo di superficie.
Siamo ciò che davvero sentiamo di essere al cospetto di una montagna squarciata dal fuoco che si erge dal mare ed in esso muore nello stesso tempo.
Siamo piccoli, siamo infinitamente piccoli di fronte alla potenza di un mare che scagliandosi contro gli scogli acuminati genera un rumore sordo come un tuono nel deserto.
Siamo felici nel comprendere quanto sia immensa la nostra debolezza, lo siamo perché questo ci pone nella miglior posizione per poter osservare qualcosa di grande, ovvero guardare dal basso verso l'alto una natura che vince anche la dove pare prevalere il nulla.
Il vento, il mare, il fuoco delle viscere della terra, tutto un insieme di elementi che nessuno di noi può domare, ma tutti, indistintamente dovremmo saper e poter ammirare.
Siamo su questi scogli Gisella ed io, la moto alle nostre spalle, è sera tarda e con la mia canna da pesca lancio un esca laggiù, dove il mare pare ancora essere amico prima che le onde si impennino verso il cielo.
Il sole sta tramontando, l'ombra della mia canna si allunga sul terreno così come le nostre, rendendoci alti molti metri in più di quanto in effetti non siamo.
L'aria si fa fresca e tutto questo insieme, credetemi non ha prezzo.
Così come non lo avrà la cena di stasera al ristorante....visto che dal mare nessun essere vivente ha deciso di immolarsi al mio cospetto abboccando all'amo della mia canna da pesca.
" capitano con cosa ceneremo stasera se alla sua canna nessun pesce abboccherà, chiese la dama al pirata.
Non abbia timore mia cara, esiste un luogo di nome Playa Quemada, dove da qui a qualche secolo altri due giramondo approderanno, laggiù in quel villaggio sul mare, dove la notte l'unica luce visibile all'esterno è quella della luna, c'è un tipo che cucina le Lapas, un tipico mollusco delle Canarie, se vorrai potrai sfamarti con quello ed un buon bicchiere di vino.
Mia cara, non aver mai timore di non poterti nutrire, 
Sino a quando l'uomo non riuscirà ad alterare la natura, modificando i cibi, distruggendo le stagioni, modificando i climi e nuocendo a se stesso, non temere, la natura saprà sempre metterti nelle condizioni di dire grazie una volta ancora.
Noi, come mille altre forme di vita, siamo parte della natura, ed in essa vivremo sino a quando saremo in grado di esservi parte.
Mia cara, chiudi gli occhi e inspira questo vento, poi dimmi.....cosa senti ?
Capitano, sento l'aria di un luogo vicino ma lontano, sento il freddo delle montagne ma il salmastro del mare.
Sento la sabbia del deserto ma nel contempo la densità della nebbia autunnale.
Sento che sto bene, ecco cosa sento mio capitano.
Sei alle Canarie, sei a Lanzarote mia cara, sei su un isola piccola come una conchiglia ma in essa la natura vi ha incastonato i sogni di mille luoghi diversi. 
Sei qui perché ci hai creduto, perché hai voluto,
Sei qui per ascoltare questo mondo, questo vento, respirare quest'aria e poi......andare via lasciando che nulla si trasformi con il tuo passare.
Questo è il modo migliore per far si che fra secoli, magari due tizi che so.....di nome Gisella e Gianni, possano passare da queste parti, chiudere gli occhi e ricordarsi di noi.







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